Pubblicato su politicadomani Num 87 - Gennaio 2009

CNEL - Europa
Diritto e tecnologia, necessarie soluzioni condivise

Gran parte delle tecnologie ampliano le facoltà di esercizio dei diritti: a partire da Internet. Poiché la tecnologia “sottrae” al diritto il territorio, si pone il problema squisitamente europeo di trovare nuove forme regolative nell’età nuova della tecnica

 

Si è svolto il 16 dicembre scorso presso il Cnel, nella sede di via Lubin a Roma, il convegno dal titolo “Il diritto governa la tecnica?”. Si sono interrogati sull’argomento, tra gli altri, il presidente del Cnel Antonio Marzano, il professor Natalino Irti, Elda Brogi responsabile per il portale Teutas e il vicepresidente del Cnel, Giuseppe Acocella.
Un argomento scottante che mette in discussione i fondamenti stessi della libertà e della democrazia nei suoi aspetti sensibili di libertà delle scienze e della tecnologia e di tutela dei diritti dei singoli e delle comunità. Si, perché la necessità rilevata dal Cnel è quella della necessità sempre più complessa e urgente di una regolamentazione del progresso tecnologico. Ogni innovazione porta piccole o grandi rivoluzioni nella vita dei singoli e delle società, ed è un processo che non può e non deve essere fermato con posizioni conservatrici. Piuttosto, come ha sottolineato il presidente Marzano, “è necessario regolamentare senza fermare, anche quando il cambiamento aumenta l’incertezza”.
Infatti gran parte delle tecnologie ampliano le facoltà di esercizio dei diritti: a partire da Internet, che allarga in modo potenzialmente infinito la capacità di comunicare, passando per il diritto d’autore e le ormai innumerevoli possibilità di riproduzione incontrollata, fino alle tecnologie mediche, che ampliano il diritto alla salute, alla vita o alla morte. Senza dimenticare le prospettive che si aprono nel campo della ricerca storico-umanistica e scientifica, e della formazione, a partire dalla formazione universitaria.
Tra questi esempi non si può tralasciare, ovviamente, il rapporto tra lo Stato e la tecnologia: una delle conseguenze dello sviluppo dell’informatica è quella di incidere anche su come i cittadini si rapportano con l’amministrazione pubblica o con la tutela del lavoro. Poiché la tecnologia “sottrae” al diritto il territorio, l’ambito nel quale tradizionalmente sono regolate le soluzioni e tutelati i diritti. Si pone dunque il problema di trovare nuove forme regolative nell’età nuova della tecnica.
Un problema, tuttavia, squisitamente europeo perché è qui che tecnologia e diritto hanno raggiunto livelli di sofisticazione raffinati. Là dove, invece, il diritto è ancora allo stato primordiale, o comunque compresso da regimi poco meno che totalitari, come nei paesi emergenti, la diffusione delle tecnologie informatiche potrebbe, invece, favorire l’affermazione del diritto.
Spesso i legislatori creano in ciascuno Stato norme diverse per situazioni simili. È perciò necessario rispondere in modo armonico a livello europeo e, per il giurista, tenere sempre in considerazione normative e giurisprudenza degli altri paesi.
Un passo avanti obbligato verso quella uniformità della normative giuridiche che costituirebbe uno dei capisaldi per l’affermazione di un’Europa veramente unita, di cui si stenta, in questo periodo, a riconoscere la necessità.
“La scienza corre più rapidamente della tecnologia”, ha spiegato Natalino Irti, docente di Diritto dell’Università “La Sapienza” di Roma, “ma non possiamo permettere che il diritto si indebolisca di fronte al progresso”.

(Fonte: comunicato stampa ASCA)

 

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